Da sempre percepisco l'atto di creazione come liturgia gioiosa e parlante.
Parlante a me, gazza ingorda e curiosa, dalle zampette frenetiche, desiderose di dar vita a ciò di cui la mia mente ha imperioso bisogno.
Prendo le tessere tra le mani, le avvicino all'orecchio.
Mentre la martellina cade decisa su di loro ne ascolto il respiro, il "dentro" che contengono.
Liberate dalla prigionia della forma informe, gli abaculi divengono materia docile, soldatini ordinati ma non rigidi, pronti a fare squadra, mentre apprendono, per la prima volta, la perfetta misura del loro spazio.